Salute mentale: precisazioni sulla casa protetta di Macomer

Gent.mo Dottor Bandinu,

con la Sua premessa alla nota stampa della Asl pubblicata il 12-6-2009, per la seconda volta mi viene erroneamente attribuita l'affermazione "Nessuna chiusura della casa protetta di Macomer" e al lettore l'intervento del Direttore Generale appare come una sostanziale smentita di quella mia presunta affermazione.

Voglio perciò chiarire che la chiusura della Comunità protetta di Macomer è stata prevista e realizzata con piena concordanza di vedute tra la Direzione aziendale ed il sottoscritto.
La struttura, totalmente avulsa dal contesto urbano di Macomer, stava sempre più assumendo le caratteristiche di un piccolo manicomio (altro che "centro residenziale eccellente"!) che non aveva più nulla di buono da offrire all'Utenza sul piano terapeutico e ancor meno su quello riabilitativo.

Non si sa in base a quali competenze tecniche, il rappresentante sindacale, si permette di considerare "strampalata" la nostra proposta di riordino del sistema di offerta dei servizi di salute mentale della Asl di Nuoro.
Il suo giudizio appare quanto mai temerario, dato che la proposta è stata condivisa dalla stragrande maggioranza degli Operatori dei Servizi.
In particolare, nel Centro di Salute Mentale di Macomer la proposta era stata condivisa da tutti gli Operatori ed è stata pressantemente sollecitata e condivisa soprattutto dalle associazioni dei malati e dei loro familiari.

Con un proprio documento la CGIL, nel febbraio 2009, chiese ed ottenne l'attivazione del tavolo di concertazione che si è protratto per circa tre mesi, con la presenza costante, puntuale e costruttiva della delegazione trattante della Asl e delle altre Organizzazioni sindacali e con una CGIL che, al contrario, tentava invano di far saltare già la prima seduta, poi ne disertava altre due, l'ultima delle quali aveva essa stessa sollecitato chiedendo anche la presenza del Direttore Generale che si era immediatamente reso disponibile.

Dalla CGIL nessun reale confronto, ma solo l'apparente pretesa di non cambiare nulla dell'assetto organizzativo esistente che peraltro, da anni, non soddisfa più le esigenze degli Utenti e dei loro familiari.

Infine, i fondi del contratto integrativo, pochi o molti che siano, non hanno nulla a che fare con le trasformazioni messe in atto che ampliano e migliorano la qualità dei servizi a risorse invariate, secondo i principi di efficacia, efficienza ed economicità che dovrebbero essere la stella polare per chi si occupa della cosa pubblica.

Il cambiamento è già avviato, con pieno gradimento dell'Utenza e di quasi tutti gli Operatori e con buona pace per i catastrofisti di turno.

Saluti cordiali

Dott. Attilio Mura
Direttore
Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze

Nuoro, 13 giungo 2009