Nuoro: laboratorio permanente di medicina narrativa

Raccontare la propria malattia, l'esperienza della dialisi, ma anche il ritorno alla vita, grazie al trapianto.

Si chiamano Sandro, Giovanni, Cristina, Margherita, Gabriella, Franco, Pinuccio... Hanno storie simili, e al tempo stesso uniche, di sofferenza e speranza, di sconforto e ripresa, e di una contagiosa voglia di farcela. La narrazione delle loro storie (o storytelling) - unite alle testimonianze di mariti, mogli, amici – è un toccasana per loro stessi, ma è anche un valido strumento in più in mano a medici e infermieri.

È la “medicina narrativa”, o “medicina basata sulla narrazione”, e si sta facendo strada fra le corsie degli ospedali, negli ambulatori degli specialisti e in Rete, nelle comunità di pazienti o nelle bacheche delle associazioni. Un'innovazione simile non poteva lasciare indifferente una città vocata alla narrazione come Nuoro. Per far scoccare la scintilla è bastato che un primario "illuminato" e sensibile come Francesco Logias, direttore della rete di Nefrologia e Dialisi dell'azienda sanitaria locale, abbia sposato senza la minima esitazione la proposta dal titolo “La narrazione autobiografica come progetto di cura nei pazienti uremici cronici”. Per cinque giornate intensissime (e un totale di 22 ore di evento formativo), le due tutors Claudia Beningi e Maria Grazia Olivetti, infermiere esperte in interventi educativi sul tema, hanno iniziato all'affascinante mondo della medicina narrativa gli entusiasti operatori sanitari della Nefrologia e dialisi nuorese, professionalmente ed emotivamente coinvolti nelle sedute di gruppo con i pazienti e i propri cari. Tutte le sedute di narrazione sono state videoriprese e ne è scaturito un toccante corto di oltre venti minuti, che potrà diventare un prezioso supporto didattico. «L'ascolto delle narrazioni di malattia _ spiega Francesco Logias _ sono uno strumento valido nella comprensione della relazione del paziente con la malattia, e obbliga ad integrare molti elementi che la clinica ed il mero approccio biomedico tendono a scindere». «In particolare _ continua il primario della dialisi _ il paradigma narrativo assume valenza nell'approccio ai soggetti con malattie croniche (come i dializzati), dove il soggetto e la sua famiglia entrano a pieno titolo come protagonisti e co-attori del percorso di cura». La medicina narrativa, quindi, non è solo un approccio complementare per comprendere meglio il paziente e la sua malattia, ma diventa un elemento fondamentale nell'atto diagnostico e di cura. Ecco perché il primo “esperimento” di medicina narrativa in un reparto di dialisi si avvia a diventare un laboratorio autobiografico permanente. A dargli gambe saranno le infermiere Barbara Pittau e Patrizia Pedde. «Ogni giorno _ commentano _ come infermiere ci troviamo immerse in vissuti di malattia dove l'incontro con la persona che si "narra" rappresenta l'elemento essenziale per approfondire la relazione infermieristica e per rendere il rapporto professionale più attento e partecipe alle esigenze del malato».

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La Nuova Sardegna 11 luglio 2016 [file.pdf]